ROMA, 23 GIUGNO 2009 - Tre ore di sfida legale, interrotte dalla pausa pranzo dei giudici costituzionali, sulla legittimità delle norme 'anti-precari', vale a dire quelle misure adottate con la manovra della scorsa estate per arginare gli effetti degli innumerevoli ricorsi dei lavoratori a termine nelle Poste.

La pioggia di ricorsi (17) che, se accolti, potrebbero costare un danno economico considerevole a Poste Spa (154 miliardi di euro e' la cifra risuonata nella sala udienza di Palazzo della Consulta), hanno cominciato stamane la verifica da parte dei giudici delle leggi.

Modificando la legge del 2001 in materia di contratto di lavoro a tempo determinato, le nuove norme prevedono che al lavoratore con un giudizio pendente alla data del 22 agosto 2008 non spetti l'assunzione a tempo indeterminato e il risarcimento delle passate retribuzioni bensì un indennizzo di importo compreso tra un minimo di 2,5 e un massimo di sei mensilità dell'ultima busta paga. Il diritto all'assunzione non viene toccato, invece, per chi farà causa in futuro.
Tribunali di tutta Italia dinanzi ai quali pendevano centinaia di cause di precari delle poste (che nella misura del 15% dell'organico possono essere assunti a tempo per non oltre 4-6 mesi) si sono rivolti alla Consulta.

Tutti dubitano della legittimità delle nuove norme che violerebbero innanzitutto l'art.3 della Costituzione perché ''del tutto irragionevolmente'' vengono regolati in modo diverso contratti con le medesime caratteristiche…….''Il vero obiettivo della legge - dice l'avv. Domenico d'Amati, legale di 'Articolo 21' - è il salvataggio di imprenditori inadempienti, il che equivale allo stesso effetto generato dall'evasione fiscale''…..